“Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” Fu questo il titolo di una conferenza tenuta nel 1972 da Edward Lorenz, matematico e metereologo statunitense, per illustrare i suoi studi sul “butterfly effect”, teoria secondo cui variazioni minime nelle condizioni iniziali di un evento possono determinare effetti inimmaginabili.
All’interno di sistemi complessi come una squadra di calcio, in cui interrelazione e reciproca influenza fra le parti sono alcuni fra gli elementi caratterizzanti, questo principio rappresenta uno dei presupposti fondamentali e Davide Nicola, 49 anni da Luserna San Giovanni, ha mostrato più di una volta, con i fatti, di essere l’effetto farfalla delle proprie squadre.
Googolandolo sul famoso motore di ricerca balza subito all’occhio come il suo nome venga associato al sostantivo “miracolo”. E se l’impresa sportiva di Crotone rappresenta, ad ora, la sua personale Cappella Sistina, le salvezze in corsa partendo da situazioni più o meno disperate con Genoa, Udinese e Torino, fino all’attuale percorso con la Salernitana che, al momento in cui scrivo, dopo aver raccolto 9 punti nelle ultime 3 giornate, ha lasciato l’ultimo posto della classifica ed ora si trova ad una sola vittoria dalla salvezza, sono gli ultimi capolavori tecnici di questo allenatore di cui, in maniera troppo ingenerosa, troppo poco spesso vengono evidenziate le doti, tra cui spiccano, a mio modo di vedere in maniera decisamente clamorosa, quelle comunicative.
Ho provato ad analizzarne il suo stile, ho vivisezionato le sue interviste e le sue conferenze reperibili ed in ogni sua uscita pubblica ho cercato elementi ed indizi che potessero far comprendere qualcosa di più su cosa ci sia alla base del suo metodo e delle sue strategie operative, con particolare attenzione soprattutto, al suo modo di intendendere e trasmettere le proprie idee di calcio. Una volta pensato di averne individuato qualcuno, ho tentato di descriverlo, approfondendo il concetto espresso e cercando di intuire quali potrebbero essere le basi metodologiche su cui essi poggiano. Quello che segue è il risultato di questa analisi e del perchè, a mio modo di vedere, la comunicazione di Davide Nicola è straordinaria.
Davide Nicola conosce il potere dei sogni
"Possono perchè credono di potere"
Virgilio
Solitamente, quando pensiamo al concetto di “fede”, lo facciamo in termini dottrinari, ed effettivamente molte credenze sono di questo tipo, ma nell’accezione fondamentale del termine per fede si intende un qualsiasi principio guida, una convinzione o passione capaci di conferire significato e direzione alla nostra esistenza. Le credenze sono paragonabili, cioè, ai comandanti del cervello e, in quanto tali, sono in grado di spalancarci le porte dell’eccellenza. John Stuart Mill addirittura scrisse che “un uomo con una fede è uguale ad un gruppo di novantanove persone che hanno solo interessi”. Niente di più vero. Se gestite con efficace le nostre credenze, i nostri sogni, possono diventare le forze più possenti per assicurare il benessere esistenziale, allo stesso modo in cui i pensieri limitanti dei comportamenti sono in grado di assumere modalità (auto) distruttive. Le credenze sono le bussole e le mappe che ci guidano verso le nostre mete e ci danno la certezza che le raggiungeremo.
Davide Nicola ha spesso parlato pubblicamente di sogni. Non ha mai nascosto di sognare e anzi, ha sempre sottolineato quanto farlo rappresenti per lui una condizione necessaria per vivere a pieno il suo ruolo, il suo mestiere, la sua vita. Lo ha fatto recentemente, durante la sua presentazione a Salerno, lo ha ricordato nel post partita di Udinese – Salernitana, e lo annunciò, ancor prima, nell’iconica conferenza stampa prima di Crotone – Lazio, gara che sancì la salvezza dei pitagorici al termine di una rincorsa fenomenale, in cui si esibì in un discorso a cuore aperto degno di quello di Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”.
Nella modo in cui utilizza e gestisce la sua comunicazione, tutto lascia pensare che Davide Nicola sappia perfettamente che quando diciamo che un qualcosa si può fare, in realtà si sta impartendo al nostro sistema nervoso un ordine che spalanca gli accessi alle porte del nostro cervello che è potenzialmente in grado di fornire le risposte di cui si ha bisogno. In questo modo, dunque, se vogliamo tentare di erigere a modello le convinzioni che promuovono l’eccellenza, la prima cosa da fare è prendersi cura di una delle principali fonti di creazione di tali convinzioni, e cioè l’ambiente. E’ qui che i cicli di successo che generano successo e di fallimento che generano fallimento si svolgono nella maniera più inesorabile. Un ambiente che stimola sistemi di credenze positivi, genererà con molta più alta probabilità dei modelli che ne rispecchieranno valori e virtù; al contrario, in un ambiente sterile di credenze ottimisitiche difficilmente potremmo trovare elementi con un mindset indirizzato al successo.
L’ambiente può essere il più potente generatore di convinzioni e sogni, può rappresentare il seme del successo e del raggiungimento di ogni obiettivo, e la percezione che Davide Nicola conosca ed utilizzi a suo favore questo potente modello è davvero alta.
"Io non riesco a fare nulla senza pensare in grande, e questo lo dico ai miei giocatori ogni giorno. "
Davide Nicola nella conferenza stampa post partita di Udinese -Salernitana
"Il tempo dirà se sarai in grado di raggiungere quello che sogni, quello che hai nel cuore, perchè è quello ci muove."
Davide Nicola durante la conferenza stampa di presentazione come nuovo allenatore della Salernitana
"Quello che a me interessa è il percorso per arrivare a quello che ognuno di noi sogna"
Davide Nicola durante la conferenza stampa di presentazione come nuovo allenatore della Salernitana
Il confine fra illusione e motivazione è tuttavia molto labile. Tutti quanti al mondo sperano che qualcosa di buono gli possa accadere, ma non sono altrettanti coloro che sono disposti a fare tutto il necessario per ottenerlo. Per questo la motivazione è identificabile come la somma di desiderio e compromesso. Bisogna essere disposti a pagare il prezzo che costano i nostri obiettivi.
Desideri, obiettivi, sogni… in qualunque modo li vogliamo chiamare, queste credenze rappresentano le bussole e le mappe in grado di guidarci verso le nostre mete e darci la certezza che li raggiungeremo. Senza l’illusione di poter attingervi, gli individui possono trovarsi in stato di totale impotenza, come se si trovassero durante il mare in tempesta dentro ad una nave priva di timone. Chiunque disponga della guida di forti credenze avrà il potere di intraprendere azioni e di creare il mondo in cui desidera vivere. La nostra realtà è la realtà in cui crediamo. E se oggi Davide Nicola è conosciuto come l’allenatore capace di compiere imprese impossibili è perchè nel suo mondo i sogni esistono e si realizzano.
Davide Nicola conosce il potere delle parole
"Sviluppa la tua comunicazione, perchè quando apri la bocca stai dicendo al mondo chi sei."
La Legge di Attrazione è uno dei principi più affascinanti e misteriosi dell’Universo: si tratta della capacità di attirare nelle nostre vite qualunque cosa desideriamo, sia essa positiva o negativa, attraverso la forza dei nostri pensieri e delle nostre parole. Ora, non mi è dato sapere se e in quale misura Davide Nicola creda o meno a questa teoria, ma quel che è evidente è che, al pari dei suoi sosenitori, la ponderazza con cui mister Nicola sceglie l’utilizzo di specifiche e determinate parole non può essere casuale. Il primo grande indizio rivelatore è arrivato immediatamente, durante la conferenza stampa di presentazione come nuovo allenatore della Salernitana. A domanda specifica del giornalista su quale potrebbe essere per il tecnico le speranze per replicare le salvezze di Crotone, Genoa o Torino, Nicola ha risposto in maniera piuttosto netta precisando subito che lui “desidera, non spera.”
Una differenza sottile, ma sostanziale: la speranza si affida al divenire perpetuando l’attesa che qualcosa accada, mentre il desiderio esprime unilateralmente quanto si vuole, si cerca e si brama. Rappresenta un’intenzione di attivarsi affinchè quel qualcosa succeda e non passivo auspicio di chissa quale intervento esterno che possa più o meno magicamente sopravvenire. Una pignoleria lessicale che però dice molto sul pensiero del Davide Nicola uomo ed allenatore e, soprattutto, del suo modello comunicativo.
Il secondo grande segnale, o forse sarebbe meglio dire la prova definitiva, è arrivata invece qualche ora prima delle pubblicazione di questa analisi, direttamente per mano del mister stesso tramite uno dei suoi profili social. Il contesto è sempre il medesimo, la sala stampa del centro allenamenti della Salernitana, questa volta prima del match contro l’Atalanta che si giocherà questa sera, lunedi 2 maggio. E’ bastata una domanda piena di luoghi comuni come “ultima spiaggia”, “partita della vita” e “6 finali” per chiarire ancora una volta quale sia il Nicola pensiero che ripropongo nell’immagine qui sotto.

"Le parole sono la premessa dell'azione: sceglierle con cura significa avere sempre chiara la propria strategia, gli obiettivi e il percorso che si è deciso di seguire per raggiungerli."
Uno dei processi di apprendimento per cui tutti noi assimiliamo comportamenti ed abilità è quello dell’imitazione. Imitiamo le persone fin dall’infanzia e non smettiamo mai di farlo. Questo semplice principio rappresenta la base dell’apprendimento per osservazione e nel contesto degli ambienti complessi assume quindi una grandissima importanza l’influenza che il comportamento degli altri hanno su un singolo elemento. Ciò significa che una delle prime lezioni che un allenatore dovrebbe apprendere è che per promuovere azioni adeguate all’interno della sua squadra egli dovrà offrire, per primo, buoni modelli da imitare per i giocatori. A poco serve tentare di innescare in uno o più giocatori pensieri positivi se i commenti che riceve o ascolta sono negativi.
Gli allenatori trasmettono ai giocatori anche la loro maniera di pensare.
Un assioma che evidenzia come non solo i comportamenti sul campo in campo, ma anche le modalità con cui si affrontano e gestiscono le situazioni al di fuori del contesto partita vengono imitate dai nostri giocatori. Come gestire una sconfitta, la maniera in cui si reagisce ad un torto arbitrale o ad una provocazione, l’approccio al lavoro…il nostro cervello è biologicamente preparato per l’imitazione e i neuroni specchio possono contribuire in maniera determinante ai nostri apprendimenti sociali, permettendoci di riprodurre azioni, comportamenti ed addirittura emozioni. Per questo gli allenatori devono porre molta attenzione sul fatto che ciò che dicono coincida con ciò che pensano e con ciò che fanno. Si tratta di educare dando l’esempio. E Davide Nicola è un esempio magnifico da seguire.
Davide Nicola sa come motivare i suoi giocatori
Parlando dei sogni ho accennato in precedenza alla differenza tra illusione e motivazione, tema quest’ultimo, che merita un paragrafo a parte nel tentativo di descrivere al meglio, secondo la mia interpretazione personale, il pensiero di mister Nicola, in cui gli obiettivi rappresentano la stella cometa da raggiungere e la motivazione il sentiero per poterci arrivare. Quali sono però i principi fondamentali della motivazione? Proviamo a vederli, sempre partendo dagli esempio che il mister ci fornisce.
Se vogliamo motivare un giocatore affinchè ottenga la miglior versione di sè stesso dovrebbe essere l'allenatore, in primis, ad essere motivato.
Assioma numero uno. Abbiamo già sottolineato l’importanza dei modelli positivi da imitare. I cicli di successo che generano successo. Non si può trasmettere qualcosa ad altri se noi siamo i primi a non credere o a non comprendere quel qualcosa.
Essere motivati suppone l'avere chiaro ciò che vogliamo e l'essere coscienti del "prezzo da pagare" per raggiungere l'obiettivo.
Postulato numero due. Molte volte quella che viene diagnosticata come mancanza di motivazione nient’altro è che una mancanza di obiettivi. Quando lo sforzo quotidiano non ha una meta concreta è molto facile perdere il compromesso. L’illusione di poter conseguire qualcosa è invece, come già detto, il motore della motivazione. Per questo è fondamentale avere obiettivi collettivi ed individuali chiari, sempre. Ad inizio stagione, ogni settimana, ogni allenamento, in ogni esercitazione. Bisogna sempre porsi una meta da raggiungere in un periodo di tempo concreto: mobilita gli sforzi, prolunga la perseveranza e aumenta la motivazione.
Il perchè la motivazione è così importante è anche spiegabile scientificamente: quando realizziamo un’azione spinti da un certo grado di stimoli si produce una scarica neurormonale che attiva le riserve di energia del nostro corpo. Questo apporto energetico addizionale fornisce una spinta fisica e mentale che ci farà sentire capaci di poter raggiungere ciò che desideriamo. In pratica la motivazione, che è gestita da una specifica zona del cervello chiamata nucleo accumbens, aumenta il flusso sanguineo nel cervello e nei muscoli, apporta più nutrienti e ossigeno alle cellule e questo porta un incremento dell’attività metabolica, la quale genererà una conseguente sensazione di piacere.
Come se non bastasse, i neurormoni implicati nella motivazione e nel piacere son gli stessi che provocano sensazioni di ottimismo. Ciò significa che motivazione ed ottimismo si retroalimentano vicendevolmente nel nostro cervello, dal momento che in entrambi i processi mentali interviene lo stesso insieme di neurotrasmettitori. Ecco che tutto torna, ancora una volta: la vitale necessità di sognare e porsi obiettivi; l’esigenza di convincere i propri giocatori a seguire, insieme, il percorso selezionato sorprendendoli ed emozionandoli; la creazione di un ambiente competitivo in grado di stimolarsi, aiutarsi e migliorarsi quotidianamente in maniera mutua.
"I quattro mantra del nostro percorso: ✅ Determinazione: ho un chiaro obiettivo e sono consapevole del fatto che adesso posso agire per indirizzare gli eventi a mio favore. ✅ Concentrazione: so cosa devo fare in campo, come e quando. Sono il padrone delle mie emozioni e il protagonista delle mie azioni. ✅ Consapevolezza: ho rispetto del mio avversario, del momento in cui si trova e dei suoi obiettivi. Ciononostante, ho deciso di impegnarmi per competere. ✅ Spirito di squadra: sarò sempre al fianco del mio compagno e so che lui farà la stessa cosa con me. Da solo valgo, ma insieme siamo più forti."
profilo LinkedIn di Davide Nicola
Una delle caratteristiche più affascinanti (se non la più affascinante) del ruolo dell’allenatore è la sua naturale complessità. Senza farci depistare da un tema che ci porterebbe fuori strada per l’estensione dei suoi contenuti e rimanendo fedeli al principio della motivazione, appare evidente che, seppur non tutto il mondo si motiva alla stessa maniera (fattori genetici, ambientali, le nostre precedenti esperienze e le nostre necessità psicologiche sono tutti elementi che influenzano la motivazione di ciascuno), la motivazione si produce in maniera più o meno automatica quando ci troviamo di fronte ad una sfida. Ecco perchè Nicola spesso pone molta enfasi sulle sfide che le sue squadre devono affrontare e, ancor di più, sulle modalità in cui affrontare il percorso verso le sfide stesse.
Ma come si genera una sfida? Cosa si deve tenere in considerazione all’atto di individuare gli obiettivi da perseguire? Quando ci relazioniamo con gli ambienti che circondano le persone con cui siamo a stretto contatto esistono tre zone di sicurezze distinte di cui dover tenere conto. La prima è la zona di confort. Qui tutto è sotto controllo, non ci sono rischi, ma nemmeno desideri, sogni, obiettivi. La zona di confort si riferisce ad uno stato mentale in cui un individuo sviluppa una routine senza sorprese, rischi ma nemmeno incentivi. La seconda è la zona di rischio. Qui tutto sarà difficile da controllare, ci saranno rischi ma anche obiettivi e la voglia di raggiungerli sarà superiore alla paura di poter sbagliare. In ultimo, la zona di conflitto. Anche qui il controllo è molto difficile, i rischi sono alti ma la paura è superiore all’illusione di raggiungere l’obiettivo.
Il ruolo dell’allenatore durante la settimana sarà quello di maneggiare le proposte esercitative quotidiane, facendo una buona diagnosi delle necessità dei suoi giocatori per fornire loro ciò di cui hanno bisogno in funzione degli obiettivi da raggiungere nel breve-medio termine. Se la squadra necessita di maggior confidenza e fiducia in se stessa dopo una sconfitta o una brutta prestazione, potrebbe essere raccomandabile collocare le proposte in una zona di confort. Se, al contrario, l’obiettivo è quello di continuare il processo di crescita, bisognerà necessariamente passare dalla zona di rischio.

Lo stesso discorso è assolutamente traducibile nel contesto partita, con la differenze che qui l’aspetto emotivo viene amplificato in maniera esponziale dall’ambiente circostante decisamente più “impattante” di quello settimanale.
Consuetudine che caratterizza la gestione dei fine gara di mister Nicola in ogni squadra in cui ha allenato è, per esempio, quella che vede giocatori e staff raccolti in cerchio in mezzo al campo in un abbraccio collettivo, col mister intento a fornire alla squadra brevi considerazioni su quanto appena successo e, immagino, anche sul prossimo futuro. I contenuti dei discorsi sono a me, mio malgrado, sconosciuti ma un aspetto che ha catturato la mia curiosità, e che provo ad esporre di seguito, è quello relativo all’impatto e alle ripercussione che il risultato di una singola partita potrebbe avere sull’aspetto motivazionale dei giocatori. Molto spesso infatti, Nicola si è trovato nella situazione di gestire risultati, positivi e negativi, in situazioni di classifica delicate. Come dovrebbe essere dunque la gestione dei momenti subito successivi ad una partita? Con quali modalità e con quali strumenti comunicativi possiamo incrementare o diminuire le motivazioni dei nostri giocatori a prescindere dall’esito di una partita?


Normalmente, si sa, la valutazione di ciò che accade nei novanta minuti si basa sul risultato finale: hai vinto, hai fatto bene, hai perso, hai sbagliato tutto o quasi. Tuttavia la percezione che i giocatori (e gli allenatori) stessi hanno della propria prestazione influisce in maniera determinante nell’aspetto motivazionale: il calciatore che sente che il suo rendimento è stato buono indipendentemente dal risultato dell’incontro dimostra livelli più alti di motivazione interna rispetto a quelli con una percezione più “povera” della propria prestazione. Per questo è fondamentale, nell’analisi e nella gestione dell’allenatore, orientare la valutazione della propria squadra affinchè valorizzi ciò che è successo in virtù del loro comportamento, mettendo in secondo piano quanto ottenuto nell’arco dei novanta minuti di gioco, sia in caso di vittoria che di sconfitta, ovviamente. Bisogna privilegiare il percorso, sempre. E questo per via di un concetto molto semplice:
il rendimento del singolo giocatore si può allenare, il risultato no.
Nel momento in cui scrivo la Salernitana ha dinnanzi a se un percorso ancora molto lungo e pieno di difficoltà per poter raggiungere l’obiettivo che mister Nicola, come è facile immaginare, si è prefissato al suo arrivo, e cioè quello della salvezza – obiettivo che peraltro sembrava quasi impossibile al suo arrivo. La trasferta di Bergamo, due scontri diretti “mortali” con Venezia e Cagliari, più altre due partite contro Empoli e Udinese saranno le partite lungo il cammino dei granata. Non ho idea di come finirà la rincorsa della Salernitana, non so se mister Davide Nicola sarà in grado di condurre la squadra ad una – ennesima per lui – inaspettata salvezza, ma la realtà è che, tifosi salernitani a parte -troppo sentimentalmente coinvolti – non dovrebbe nemmeno importare a nessuno se riuscirà a farlo oppure no.
Perchè Davide Nicola ha preso una squadra data per spacciata, si è assunto una responsabilità che forse in pochi avrebbero avuto il coraggio di prendersi, e in pochi mesi di lavoro l’ha svegliata dal suo torpore, gli ha fornito un motivo per farlo e gli ha fatto capire che si può sognare anche da svegli, ogni giorno, e che lavoro, spirito di squadra, perseveranza ed un ambiente sano, di rapporti trasparenti ed onesti, sono il modo per realizzarli. E questo vale molto, molto più di ogni possibile vittoria sul campo.